ATTENZIONE

QUESTO BLOG È UN ARCHIVIO CHE RACCOGLIE I POST ANTERIORI AL 2014. IL NUOVO BLOG LO TROVATE QUI.

mercoledì 30 settembre 2009

In & Out

L'idea parte dall'amico Vincenzo Moretti.
Mentre lui cerca un editore, e conoscendolo so che NULLA potrà fermarlo, io gioco.
Questo è il post sul suo Blog.

Parlare e ascoltare è In.
Parlare e non ascoltare è Out.

Le bugie sono Out.
La verità è SEMPRE In.

Perdonare è In.
Il rancore è Out.

Giocare è In.
Offendere è Out.

Lo sport è In.
L'eccessiva competizione è Out.

Sovvertire i sistemi sbagliati è In.
La sovversione come fine è Out.

Le parole sono In.
I fatti...pure loro sono In.

martedì 29 settembre 2009

Lezioni americane

Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità sono i temi trattati da Calvino in questa raccolta di lezioni. Ed importante è il sottotitolo: "Sei proposte per il prossimo millennio".
Il libro è postumo e la scelta del titolo, così ci dice Esther Calvino nella presentazione, è il modo in cui Pietro Citati chiamava il lavoro dell'autore durante le frequenti visite mattutine.
Prima di Calvino le Charles Eliot Norton Poetry Lectures all'università di Harvard sono state tenute, dal 1926, da Eliot, Stravinsky, Borges, Frye, Paz.

"La novella è un cavallo: un mezzo di trasporto, con una sua andatura, trotto o galoppo, secondo il percorso che deve compiere, ma la velocità di cui si parla è una velocità mentale. I difetti del narratore maldestro enumerati da Boccaccio sono soprattutto offese al ritmo; oltre a difetti di stile, perchè non usa le espressioni appropriate ai personaggi e alle azioni, cioè a ben vedere anche nella proprietà stilistica si tratta di prontezza di adattamento, agilità dell'espressione e del pensiero."

(Da Rapidità)


"L'eccessiva ambizione dei propositi può essere rimproverabile in molti campi d'attività, non in letteratura. La letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati, anche al di là d'ogni possibilità di realizzazione. Solo se i poeti e scrittori si proporranno imprese che nessun altro osa immaginare la letteratura continuerà ad avere una funzione."

(Da Molteplicità)

-.-.-.-.-.-

Italo Calvino - Lezioni americane, Mondadori

lunedì 28 settembre 2009

Sfoglia, sfoglia e guarda chi ti trovo.

Più di un anno fa, ospite a casa di un amico in Abruzzo, conosco ad una cena una ragazza.
Cadenza romana, frangetta bionda e camicia larga. Simpatica, preparata e a modo suo irriverente. La serata è piacevole e parliamo del più e del meno. Libri, musica, ancora libri. Mangiamo meno di quanto ordiniamo e beviamo vino.
Sul Venerdì della settimana scorsa, sfogliando le pagine a tempo perso, la riconosco in una foto.
Si chiama Giulia Villoresi ed il suo libro, La panzanella, è nelle librerie dell'Italia intera.

Oltre a farle un enorme in bocca al lupo, le consiglio di non diventare troppo famosa poichè, ci sono quattro testimoni oculari, potrei rivelare le scabrose confessioni riguardanti la sua storia d'amore con il principe Andrej Bolkonskij.

-.-.-.-.-.-

Giulia Villoresi - La panzanella, Feltrinelli

domenica 27 settembre 2009

Tentativi di scoraggiamento


Come una lettera, ad una persona in particolare, ed a tutti noi che ci affanniamo.

"Almeno agli ebrei è dato sapere che si tratta di un vagabondaggio assistito, rifornito da manna, in fondo al quale, quarant'anni dopo, c'è un arrivo. Uno che invece ficca l'intero suo bagaglio da viaggio nel cartoccio della scrittura, deve incamminarsi senza nessun segnale di assistenza. Scrivere è vocazione che prevede prima di tutto la rinuncia a ogni altra forma di espressione, di contatto a distanza. [...] Non c'è niente di sacro nello scrivere. Se mai ti piglia tentazione, riscuotiti e sopprimi dalla tua pagina l'aureola. In miniera l'areula intorno alla lampada segnala la presenza di grisou, gas che per accumulo esplode. Quando si gonfia la tentazione di solennità, di liturgia, nella tua scrittura, accorgiti dell'alone blu della sua aureola, che avvisa del pericolo.
Scappa da quella pagina."

-.-.-.-.-.-

Erri De Luca - Tentativi di scoraggiamento (a darsi alla scrittura), Libreria Dante & Descartes

giovedì 24 settembre 2009

La ragazza dai capelli strani

"Questa forza, signore e signori, è la capacità dei dati di trascendere le loro intrinseche limitazioni di dati per diventare, in sé e per sé, significato, sentimento. "

Per Zadie Smith questa citazione dal racconto Piccoli animali senza espressione, spiega bene la scrittura e l'intento di Wallace: Unire testa, cuore e viscere.
Questo libro è incredibile. A nemmeno trent'anni aveva capito cosa fare delle sue idee, come trasformarle in letteratura. Eppure tutto, anche la più minuziosa descrizione, la citazione inserita nel modo giusto e al momento giusto, serve per comunicare con il lettore. Nessuna "brillantezza" fine a se stessa, tutto, e dico tutto lasciato in dono a chi sta dall'altra parte.
Una scrittura magnetica, precisa e solo raramente veramente difficile.

Tutti i racconti di questo libro hanno qualcosa di incredibile. Che sia lo stile e l'esplosione linguistica (La ragazza dai capelli strani) o la perfetta tecnica narrativa e l'uso sapiente del tempo (Piccoli animali senza espressione), il tono epico eppure così umano (Lyndon, John Billy), la semplicità e la capacità di evocazione visiva (Per fortuna il funzionario commerciale sapeva fare il massaggio cardiaco), siamo di fronte ad un'esperienza letteraria unica.
Se non ci credete non dovete fare altro che comprarlo e leggerlo.


Curiosità: Alla prima copia che ho comprato mancavano 30 pagine! (L'ho cambiata, ovviamente. Non mi era mai capitato)
Ho cercato questa foto nel web per tanto tempo e finalmente l'ho trovata...




... "Contro, contro, contro: le ragioni che si basano sugli altri sono facili da manipolare. Tutte le cose cave sono leggere. Perchè il fatto è che mi sono stancato di stare bene. Di essere buono. Forse sono solo stanco di non sapere dove finiscono, in me, le aspettative millenarie di una costellazione, dov'è che la mia volontà può appendere il suo cappello di pelo. Vorrei un angolino ben messo. Vorrei avere forza di volontà."
-.-.-.-.-.-

David Foster Wallace - La ragazza dai capelli strani, Minimum Fax

Ancora Tv

Ciò che mi stupisce di più non è l'ignoranza musicale di Simona Ventura. Per quanto abbia condotto un programma musicale che vanta l'arduo proposito di rinnovare la musica italiana, non è obbligata a conoscere i Muse.
Il fatto è grave perchè in uno studio intero, con responsabili, giornalisti, addetti, registi, nessuno si è accorto del tiro mancino della band.
Quante persone lavoreranno in quello studio? Almeno una cinquantina? Possibile che nessuno abbia mai visto un video, un concerto, o almeno una fotografia della band?
Insomma, li ospitate nel vostro programma, che diamine.

Per chi non lo sapesse, I Muse, ospiti a Quelli che il calcio, per criticare e sabotare la scelta del playback hanno giocato al classico scambio di ruoli. Ed alla fine Simona Ventura è rimasta a chiacchierare con Dominic James Howard, batterista della band, credendo di parlare con Matthew Bellamy vero frontman del gruppo.
A differenza di quanto leggo in alcuni stati su Facebook non credo sia uno scandalo.
Gli scandali credo siano altri. Ma torno a dire che la televisione è diventata un gioco. Ho seri dubbi sul fatto che lo sia sempre stata. E' triste pensare che nemmeno ad un certo livello di professionalità si vada ad aprire una pagina web per controllare un paio di nomi.

A proposito di scene divertenti, chi ricorda quella puntata del Festivalbar in cui Daniele Silvestri "svelò" il playback facendo cantare al suo chitarrista la prima strofa del brano Gino e L'alfetta?

Il video è qui.

mercoledì 23 settembre 2009

Lettere

Questa è la lettera che ho scritto e mandato a Repubblica qualche giorno fa.

"Sono passati tredici anni da quando ho lasciato la scuola Madonna Assunta.

Il motivo per cui scrivo questa lettera, aperta a chiunque voglia leggere e rispondere, forse indirizzata a qualche chiunque più chiunque degli altri, è che qui c’è in gioco molto di più che il semplice assetto organizzativo e burocratico.

Scrivo questa lettera perché, poche mattine fa, le mie maestre mi hanno parlato della loro protesta. Non vi sembra strano che dopo tredici anni io sia ancora in contatto con loro?

Certo, lo è. E’ strano in un’Italia in cui le scuole subiscono tagli come fossero aziende, in cui la formazione è ormai vista come una lunga corsa ad ostacoli, rigorosamente da non saltare ma da abbattere con bombe a mano.

Le scuole che subiscono tagli, che rischiano di perdere i propri spazi, sono le scuole di chi le vive, di chi nelle scuole ci insegna e di chi ci apprende. La Madonna Assunta è delle persone che al momento occupano la Municipalità di Bagnoli e rischiano di perdere un luogo che amano a causa di vicende poco chiare. Poco chiare perché siamo ancora abituati – noi - a dare colpe solo dopo aver visto le prove. Noi, a cui la cattiva fede non ha ancora annebbiato la vista.

E poi ci sono persone che tengono a quella scuola come me, che anche dopo anni non vogliono vederla sparire. Perché?

Dopo tredici anni il ricordo dei miei cinque anni di scuola elementare è il ricordo più piacevole che ho. Potrei elencarvi decine e decine di motivi del perché questa scuola renda Napoli un posto migliore. Motivi che probabilmente vi annoierebbero a morte, perché si sa, alla fine bisogna far quadrare i conti, bisogna risolvere le situazioni il più velocemente possibile, di fronte ai problemi burocratici contano le carte e le firme. E poi il buonismo non serve a nulla, una scuola resta pur sempre e solo una scuola.

Ma io sono quello che sono, oggi, grazie a quella scuola elementare. E tutte le persone che hanno frequentato il 73° circolo sono persone capaci, volenterose, intelligenti e soprattutto con un gran cuore. E sono troppe, davvero troppe per credere che sia un semplice caso.

Ho visto bambini con realtà complicate alle spalle diventare sereni. Ho imparato a credere nei sogni e nel cambiamento. In quella scuola, anno dopo anno, qualcosa cambia davvero.

Quello che voi chiamate 73° circolo, per me e per tanti altri, è stato il luogo più importante dell’infanzia. Credete sia un’esagerazione?

Come me tanti altri intrattengono rapporti con quel felice passato. Tanti si incontrano a distanza di anni, si frequentano, mantengono contatti.

Il danno che procurate a questi bambini è un danno a cui non rimedierete più.

Le scuole che chiudete, che spostate, che smembrate, sono i luoghi che insegnano ai vostri figli a diventare adulti, a diventare migliori di voi.

Non commettete l’errore di rovinare il primo passo dei vostri figli verso la conoscenza. Di professori ignoranti e strutture fatiscenti ne vedranno a bizzeffe nel corso degli anni. Non negate ai vostri figli stanze piene di luce in cui poter meravigliarsi, corridoi spaziosi in cui creare storie. Finestre da cui si veda il mare. Non negategli questi anticorpi all’infelicità che, nonostante i soprusi e le delusioni che questo stato regala, bastano in età adulta a strappare un sorriso di speranza."



Un grazie a Cristina Zagaria, a cui faccio un grandissimo in bocca al lupo per l'uscita del suo libro Perchè No.

venerdì 18 settembre 2009

Sangue del sud

Sapendo che i molti italiani che li chiameranno invasori e assassini, ma pure gli altri che li chiameranno eroi, non hanno entrambi idea di che cosa significhi davvero fare il mestiere del soldato. E sapendo pure che, se entrambi non ne hanno idea e non avrebbero mai potuto intraprendere la stessa strada, è perché qualcuno gliene ne ha regalate di molto più comode, certo non al rischio di finire sventrati da un'autobomba. Infatti loro, le destinazioni per cui partono, non le chiamano "missione di pace".

L'articolo completo di Roberto Saviano.

lunedì 14 settembre 2009

Libri dimenticati.

Qualche mese fa ho aperto un profilo su aNobii. Profilo mai completato perchè, converrete con me, essere arrivati a 23 anni e non aver mai annotato i libri letti e terminati, possa rendere difficile la compilazione di una lista di ciò che si è letto.

Mosso più da curiosità che dalla volontà di terminare il profilo su aNobii mi sono messo a scrivere, su di un piccolo quaderno senza righe regalatomi dai miei dopo il loro ennesimo viaggio a Berlino, i libri letti e terminati da quando ho iniziato a leggere.

Ho scoperto alcune cose interessanti.
Ricordo perfettamente il primo romanzo che ho letto a 6 anni.
Dai 7 ai 13 anni ho un completo vuoto. Mi dispiace non ricordare le decine di libri di infanzia, scritti da autori per bambini che leggevo nella mia cara scuola elementare (In questi giorni sulle pagine di cronaca napoletana per giusta insurrezione).

Ho segnato solo 200 titoli. I soli che ricordo di aver letto.
Dove sono finiti gli altri?

mercoledì 9 settembre 2009

Una penna che scrive

"Personalmente, credo che questo sia veramente un buon momento per un giovane che voglia cominciare a scrivere narrativa. Ho degli amici che non sono d’accordo. Al giorno d’oggi la narrativa di qualità e la poesia sono emarginate. È un errore in cui cadono parecchi dei miei amici, questa vecchia idea secondo cui "Il pubblico è stupido. Il pubblico vuole andare in profondità solo fino a un certo punto. Poveri noi, siamo emarginati perché la tv, la grande ipnotizzatrice… bla bla bla". Ci si può mettere seduti in un cantuccio e piangersi addosso quanto si vuole. Ma è una stronzata. Se una forma d’arte viene emarginata è perché non parla davvero alla gente. E un possibile motivo è che la gente a cui si rivolge sia diventata troppo stupida per apprezzarla. Ma a me sembra una spiegazione troppo semplice."

Faccio conoscenza con David Foster Wallace tramite le sue interviste e quelle che sul sito della minimum fax vengono definite perle wallaciane.
Che sia difficile costruire (o trovare?) la propria voce narrativa è assodato.
Ed è assodato anche che questa ricerca e questa voglia di autoaffermazione sfociano nella maggior parte dei casi nell'assoluto disinteresse verso il lettore.

"Ho scoperto che la disciplina più difficile nella scrittura è cercare di partecipare al gioco senza lasciarsi sopraffare dall’insicurezza, dalla vanità e dall’egocentrismo. Mostrare al lettore che si è brillanti, spiritosi, pieni di talento e così via, cercare di piacere, sono cose che, anche lasciando da parte la questione dell’onestà, non hanno abbastanza calorie motivazionali per sostenere uno scrittore molto a lungo. Devi disciplinarti e imparare a dar voce solo alla parte di te che ama le cose che scrivi, che ama il testo a cui stai lavorando. Che ama e basta, forse. "

Trovo questa parte davvero interessante. E' davvero difficile riuscire a frenare il proprio egocentrismo. La vanità, la tendenza autoreferenziale che contraddistingue la nostra epoca letteraria.

"A quanto pare, vogliamo solo continuare a mettere in ridicolo la realtà. L’ironia e il cinismo postmoderni diventano un fine a se stessi, una misura della sofisticatezza e della spregiudicatezza letteraria degli scrittori. Pochi artisti osano parlare dei modi in cui si possa tentare di aggiustare quello che non va, perché sembreranno sentimentali e ingenui agli smaliziati ironisti. L’ironia si è trasformata da un mezzo di liberazione in un mezzo di schiavitù."

Dopo aver parlato dell'importanza dell'ironia postmodernista ecco la critica più efficace che abbia mai letto proprio su tale questione.
Wallace è morto l'anno scorso, impiccato. Suicidio per depressione. Non ho letto ancora i suoi libri. Ma ho letto articoli, interviste (l'ultima alla sorella Amy Venerdì di Repubblica di questa settimana), critiche di grandi professionisti della letteratura.
L'intervista completa e le perle wallaciane, che vi invito a leggere qui, sono state pubblicate tra il 1993 ed il 1996. Da allora all'anno scorso Wallace avrà avuto certamente modo di vedere quanto le sue affermazioni fossero vere e quanto, sempre più, sia andata degrandando l'originalità delle nuove leve della letteratura.

I suoi libri racconteranno di lui meglio che qualsiasi intervista.
Per adesso condivido con voi parole così cariche e dense di verità da gelare. Parole lucide eppure sentite. Credo avesse un gran cuore.

"Il talento è solo uno strumento. È come avere una penna che scrive invece di una che non scrive. Non sto dicendo che riesco costantemente a rimanere fedele a questi principi quando scrivo, ma mi sembra che la grossa distinzione fra grande arte e arte mediocre si nasconda nello scopo da cui è mosso il cuore di quell’arte, nei fini che si è proposta la coscienza che sta dietro il testo. Ha qualcosa a che fare con l’amore. Con la disciplina che ti permette di far parlare la parte di te che ama, invece che quella che vuole soltanto essere amata. Magari questa è una cosa che non fa molto fico dire, non lo so. Ma mi sembra una delle cose in cui riescono gli scrittori davvero grandi – da Carver a Cechov a Flannery O’Connor al Tolstoj della Morte di Ivan Il’ic al Pynchon dell’Arcobaleno della gravità – sia "dare" qualcosa al lettore. Quando il lettore si allontana dalla vera opera d’arte pesa di più di quando ci si è avvicinato. È più ricco. Tutta l’attenzione e l’impegno e lo sforzo che come scrittore richiedi al lettore non possono essere a tuo vantaggio, devono essere a suo vantaggio. Quello che è velenoso e deleterio, nell’ambiente culturale di oggi, è che rende tutto questo tanto spaventoso da dissuaderci a farlo. Un’opera davvero grande nasce probabilmente da una volontà di svelarci, di aprirci a livello spirituale ed emotivo in un modo che rischia di farci provare davvero qualcosa nel farlo. Significa essere pronti a morire, in un certo senso, pur di riuscire a toccare il cuore del lettore."

martedì 8 settembre 2009

Assenze & Presenze

I libri hanno davvero risposte a tutto.
Ma sono anche sinceri, i libri di poesia poi, non ne parliamo.
Apro il suo libro come fosse un testo sacro, una bibbia privata. Chi più di lui sa quanto possa essere difficile?

Ricordo ancora quel grande professore che a passo lento camminava per l'aula, il libro nella mano destra e l'indice sinistro a raccomandare di ricordare bene. Cosa?
Che in questi testi scritti per lei, molto più che la presenza conta la sua assenza.

Lo sai: debbo riperderti e non posso.
Come un tiro aggiustato mi sommuove
ogni opera, ogni grido e anche lo spiro
salino che straripa
dai moli e fa l'oscura primavera
di Sottoripa.

Paese di ferrame e alberature
a selva nella polvere del vespro.
Un ronzìo lungo viene dall'aperto,
strazia com'unghia ai vetri. Cerco il segno
smarrito, il pegno solo ch'ebbi in grazia
da te.
E l'inferno è certo.

-.-.-.-.-

Montale - Le Occasioni (II Mottetti), Mondadori

domenica 6 settembre 2009

Mentre leggo... Altri colori

Il capitolo VIII si intitola: Come fate a dormire se gli oggetti vi parlano?

Io non ci riesco. In presenza di un oggetto che mi parla non posso fare a meno di ascoltare.
Non si può ignorare come con gli uomini.
E già con loro mi risulta impossibile.

Voi come fate?

-.-.-.-.-

Orhan Pamuk - Altri colori, Einaudi

Mentre Leggo...Anna Karénina

In questo stesso periodo, l'anno scorso, leggevo Guerra e Pace.
Dopo 300 pagine di Anna Karenina ho scoperto di aver sottolineato poco, molto poco, rispetto a quel lavoro di ossessiva sottolineatura, rilettura, ricopiatura, svolto un anno fa su Guerra e Pace. Dopo 300 pagine di Anna Karenina (e sono ancora poche) mi sono ritrovato a mettere dentro parentesi quadrate solo questo:

- Io, infelice? - domandò la donna protendendosi verso di lui e guardandolo con un estatico sorriso d'amore. - Sono come un essere affamato, e cui si è dato da mangiare. Avrà forse freddo, forse il suo abito sarà lacero, forse proverà vergogna; ma non è più disgraziato. Io, infelice? No, ecco la mia felicità!... -
In quel momento udì la voce del figlio che si avvicinava. Gettò una rapida occhiata attorno a sé, e si alzo di scatto, con uno sguardo in cui brillò una fiamma che Vronski ben conosceva. Alzando con una mossa rapida le sue belle mani inanellate, afferrò la testa dell'amante e lo fissò con un lungo sguardo; poi avvicinò al suo viso le labbra semiaperte e sorridenti, gli baciò gli occhi, la bocca e lo respinse. Volle andarsene, ma egli lo trattenne.
- Quando? - le chiese in un sussurro guardandola in estasi.
- Stanotte all'una - sussurrò la donna e, con un profondo sospiro, si staccò da lui per andare, leggera e svelta, incontro al figlio.
Seriogia e la vecchia balia erano stati sorpresi dalla pioggia nel vasto giardino e avevano dovuto rifugiarsi sotto un pergolato.

-.-.-.-.-.-

Lev Tolsoj - Anna Karenina, Mondadori

venerdì 4 settembre 2009

Bazar musicali

Per prima cosa mi ha colpito il nome.
Evocazione di un mondo che da sempre ha prodotto arte, cultura radicata nelle viscere della terra.
Poi mi ha colpito la sua faccia. Dura e marcata come fosse pietra scalfita, atteggiamento rude, potente.
Poi mi ha colpito la sua musica. Da qualche giorno tra i miei amici "addetti ai lavori" gira il nome su facebook. Lo conosco così poco ancora da non poter entrare nei dettagli, ma ascoltandolo sembra di attraversare un bazar musicale.
Il suo nome è Avishai Cohen.

mercoledì 2 settembre 2009

Mentre leggo... (Vita e letteratura II)

Piccola e nuova rubrica.
Ci metterò ancora un po' prima di finire l'intero volume e quindi parlarvene con la dovuta esattezza. Per ora vi riporto frasi e periodi sottolineati.

"Lo scrittore, e questa è la sua diversità e il suo continuo rischio, è tremendaente esposto alla vita. Lo scrittore raramente si distrae: si versa da bere e si accende una sigaretta, gode presumibilmente di tutti i piaceri della tavola e della conversazione, ma sempre con la sensazione di essere continuamente sollecitato e dominato. Il gusto e il movimento, il suono di qualche cosa, una parola udita qui, un gesto colto là, un uomo che entra, una donna che esce, i rossi, i blu e le ombre che lo circondano, richiedono la sua attenzione e suscitano la sua curiosità. [...] La vita viene sottoposta a migliaia di di prove ed esercizi. Viene tenuta a freno, viene uccisa. Viene mischiata a questo, addensata con quello, contrastata con quest'altro. Ad un certo punto deve lasciare la compagnia e deve ritirarsi, da solo, in quella stanza misteriosa, dove il suo corpo rimane come irriggidito e immobilizzato da processi che, per quanto eludano il critico, mantengono per lui un fascino così profondo." Virginia Woolf

Citazione usata nel corso di un'intervista (o conversazione?) tra Laura Lepri e Lidia Ravera contenuta in:
I quaderni di Panta. La scrittura creativa raccontata dagli scrittori che la insegnano - A cura di Laura Lepri, Bompiani

martedì 1 settembre 2009

Ed ora?



Ed è già arrivato il 1 settembre.
Venti giorni di pace (anche se qualche avvenimento ha provato ad intaccarla), di mare e di sole. Venti giorni di amici, di scherzi di giochi e di letture.
Ed il ritorno a Napoli? Soffocante. Per il caldo venusiano più che africano, per le scadenze che pesano e per il tempo che improvvisamente torna a fuggire.

Ma basta ripetersi che sempre e solo di caldo si tratta.
E che sempre e solo di tempo si tratta.
Come ogni settembre arrivo nella mia stanza con un anno in più, questo settembre con un 3 al posto di un 2. Ma sono felice perchè mai come quest'anno la mia seconda casa, sperduta tra le campagne pugliesi è tornata ad essere un posto in cui la gente si conosce, vive avventure, parla.
Quel porto di mare che vede avvicendarsi storie una dopo l'altra, storie di quarant'anni fa a cui seguono storie della mattina precedente.

Bello, no? Bello avere la fortuna di poter essere in un posto e riconoscere il proprio tempo passato e intravedere uno spiraglio di futuro.
Ed ora?
E' bello anche essere qui, anche con un anno in più.

Mi accolgo da solo con un bentornato.